Ciao a tutti, mi chiamo Luca, ho 46 anni (quasi) e sono un autore di giochi in scatola. Ho provato a smettere, non ce l’ho fatta. Ecco, l’ho detto! Ho iniziato molto tempo fa, metà anni 90, ho realizzato due giochi e molti altri li ho iniziati e, diciamo così, li ho lasciati in stand by in attesa dell’onda giusta. Mi sono interessato attivamente dei miei giochi fino al 2007, poi, scoraggiato come accade a molti, non me ne sono più occupato. Fino all’anno scorso mi ero rassegnato all’idea che fosse impossibile trovare uno sbocco commerciale alle mie opere, poi invece… Ero convinto che lo schema ormai centenario della produzione industriale fosse ancora l’unico percorribile, quello che prevede che un autore/inventore, dopo essersi svenato economicamente per depositare i brevetti per la protezione globale della propria opera, frequenti fiere, stringa contatti con produttori proprietari di macchinari e strutture distributive o agenzie di valutazione/intermediazione , aspetti, bussi a tutte le porte, una alla volta, in cerca di quella giusta, ottenga gentile udienza, illustri, aspetti, pianga, ribussi e si sieda di nuovo ad aspettare. Io tutto questo l’ho fatto personalmente: ho fatto tradurre regolamento e gioco, preso contatti con una nota agenzia inglese di intermediazione che, dopo averle spedito un prototipo di un mio gioco, ne ha fatto una relazione e l’ha segnalato ad alcuni suoi clienti produttori. Mi é stato reso dicendo che nessuno, al momento, nei propri programmi produttivi, prevedeva una casella (visto che parliamo di giochi ci sta bene) per la categoria di giochi proposta. Sono stato a diverse edizioni del salone del giocattolo di Milano aggirandomi tra gli stand in cerca del contatto buono, che effettivamente ho trovato e che mi ha permesso di inviare un altro prototipo del gioco alla casa madre in Germania, parliamo di un’azienda leader. Ho spedito poi un altro prototipo dall’altra parte dell’oceano per sottoporlo al giudizio di un’altra celeberrima casa, il risultato di tutto questo? Sono diventato bravissimo a confezionare e spedire pacchetti. Purtroppo avevano tutti un difetto, come dei boomerang, tornavano sempre indietro. Ho affrontato anche vie meno convenzionali come proporre un gioco come allegato ad una delle riviste periodiche italiane di maggior tiratura. Ai responsabili dell’ufficio marketing il prodotto piaceva, ma il target della rivista, secondo loro non avrebbe apprezzato l’idea trovarsi un gioco incellophanato alla loro rivista. Non mi sono arreso e allora l’ho messa sul sentimentale, ho contattato gli uffici commerciali della mia squadra del cuore per vendere il gioco come gadget. In attesa dell’inizio della partita i tifosi potevano distrarsi un po’. L’ufficio decise che era meglio che si annoiassero, e io con loro. E gli anni passano. Questo vecchio sistema prevede ovviamente che alla fine qualcuno, sui tanti, stringa mani e firmi contratti, grandi sorrisi ma piccole percentuali sul venduto perché, viene ricordato, fuori ci sono ancora quei tanti che non ce l’hanno fatta. Questa è la soluzione solitamente adottata per ottimizzare i costi di produzione industriale, gli autori siano pazienti.. Veramente c’è anche un’altra via, che sinceramente non ho intrapreso, che è quella dell’autoproduzione, che può essere fonte di soddisfazioni ma richiede un impegno notevole, anche economico. Per me questo restava il quadro generale fino all’anno scorso .Non ho mai escludere a priori che i miei giochi facciano un pochino schifo e nessuno se li prenda, ma il riscontro ottenuto in concorsi come il Premio Archimede mi fanno ben sperare, quindi, sulla scorta di alcuni libri illuminanti che ho letto, da qualche mese ho deciso di aprirmi una finestra sul mondo attraverso internet, sfruttando il più possibile le opportunità che offre, prima delle quali quella di trasformare un sito in un laboratorio di creatività applicata. Voglio trasformare un gioco di società in “gioco di comunità”, costruendo intorno a un’opera funzionante e collaudata un gioco più grande ,che coinvolga il maggior numero possibile di partecipanti e con un regolamento abbozzato ma ancora da scrivere. Per iniziare questo gioco nel gioco ho pensato di rilasciare una licenza che permetta a chiunque di utilizzare e riprodurre liberamente (senza modificarlo, almeno per adesso) il regolamento di Octagone a scopo non commerciale. Il logo “Octagone” potrà essere riprodotto liberamente sulle versioni create dagli utenti che rispettano le stesse condizioni di utilizzo del regolamento. Per le rappresentazioni (versioni) di Octagone saranno rilasciate licenze non commerciali leggermente diverse, ovvero le opere potranno essere modificate da chiunque per ottenerne opere derivate, a condizione che l’autore delle opere derivate permetta altrettanto sulle proprie opere derivate. Sulla questione licenze sarò più preciso nei prossimi giorni, si accettano suggerimenti (come al solito) L’uso del regolamento e del logo “octagone” a fini commerciali é ancora in via di definizione , ma sicuramente consentirà di guadagnare a chiunque sarà in grado di proporre una versione sufficientemente accattivante. Condivisione e creatività sono le basi irrinunciabili di questo progetto denominato “.org” e il suo scopo è di mettere l’una al servizio dell’altra e viceversa. Fin d’ora invito chiunque a partecipare creando e condividendo versioni di Octagone e suggerendo miglioramenti o arricchimenti al progetto. Se anche tu ami realizzare giochi oppure pensi di avere qualcosa da comunicare e condividere, se sei aperto al confronto e credi di poter offrire un qualsiasi contributo, sei il benvenuto! Potremo fare un pezzo di strada insieme, decidi tu quanta.
Qui sotto potrai scaricare, stampare e ritagliare la versione “Grazie!” di Octagone
Scarica il piano di gioco ver. GRAZIE| in formato A3
Scarica gli scudi ver. GRAZIE! in formato A3